La Bosnia è il più grande centro di reclutamento in Europa dei combattenti del cosiddetto “Stato islamico”; non si tratta solo di bosniaci, ma anche di individui di cittadinanza tedesca, austriaca o serba.
Lo ha scritto alcuni giorni fa il Jutarnji List di Zagabria, riprendendo il reportage di un gruppo di giornalisti tedeschi che di recente hanno visitato il villaggio di Gornja Maoca, nel nord-est della Bosnia, che ha una forte concentrazione di settari wahhabiti e viene considerato un campo di addestramento per i futuri guerriglieri diretti in Siria e in Iraq.
“Appena ci hanno visti si sono messi in tutta fretta a nascondere bandiere nere dell’Isis”, raccontano i giornalisti tedeschi. A loro si è poi rivolto Edis Bosnic, secondo la stampa leader del movimento wahhabita locale. “Se cercate terroristi, qui non li troverete di sicuro, noi conduciamo una vita tranquilla, secondo le regole dell’islam e non vogliamo giornalisti in giro”, ha detto Bosnic, affermando di essere contrario alla violenza. Ma, prosegue il giornale, questo non si direbbe a giudicare dal suo profilo Twitter, dal quale è evidente il suo appoggio per l’Isis.
Non ci sarebbe da sorprendersi se il radicalismo dell’autoproclamato “Stato Islamico” si fosse diffuso anche in Bosnia-Erzegovina, dove hanno trovato rifugio molti miliziani – reclutati in funzione antiserba negli anni Novanta dagli stessi paesi che oggi finanziano l’Isis.
Sorprende piuttosto che i media croati debbano attendere un “servizio” di giornalisti tedeschi per apprendere la notizia, vista l’eccellente tradizione dei loro servizi di sicurezza e il forte interesse del Governo di Zagabria per quanto avviene nella vicina Bosnia e visto che la Croazia è da anni un affidabile alleato degli Stati Uniti d’America nella “lotta al terrorismo”, come dimostrano le coperture fornite negli anni all’attività spionistica della NSA nei Balcani. “Questa Agenzia ha fornito le attrezzature migliori che esistano, questa Agenzia croata ha fornito i mezzi, hanno addestrato dei croati, delle persone in America e attraverso la N.S.E.I. croata gli americani controllano tutto il territorio: dalle quattro posizioni dove hanno l’attrezzattura hanno una serie di postazioni, quattro posizioni da dove intercettano, collocate nei pressi dei confini della Serbia e del Montenegro e attraverso questa cosa viene controllato tutto il traffico telefonico nella ex Jugoslavia, ha la capacità di intercettare 40mila conversazioni contemporaneamente! …” (1).
Strano che con un apparato simile a disposizione, gli alfieri della “guerra al terrorismo” si siano lasciati sfuggire la crescita esponenziale di un movimento come l’Isis … ma si sa che gli “americani sono un po’ ingenui”.
Stefano Vernole
NOTE
1) La dichiarazione resa dal giornalista croato Ivo Pukanic agli investigatori della Direzione Investigativa Antimafia di Bari nel 2002 è citata nel mio Ex Jugoslavia: gioco sporco nei Balcani, Anteo, Cavriago, 2013, pp. 188-189.